19 Febbraio 2018

Curiosità e leggende su Trieste

Dalla casa delle cipolle alla Bora, ecco cinque chicche che forse non tutti conoscete!

Che ne dite, torniamo a parlare di Trieste? Qualche settimana fa vi ho portato a spasso nella mia città alla scoperta delle sue bellezze (se vi siete persi l'articolo, eccolo qui https://www.missclaire.it/travel/cinque-buoni-motivi-per-visitare-trieste/); da piazza Unità alla Napoleonica, passando per musei, caffè storici e botteghe dove fare un po' di shopping alternativo. Ebbene, oggi voglio invece svelarvi qualche curiosità sul capoluogo giuliano...e non solo.  Piccole chicche che, forse, non tutti conoscete 🙂

 

L'inventore dei coriandoli

 

Potevo non iniziare da qui? Lo sapevate che l'invenzione dei coriandoli viene attribuita, secondo un racconto da lui stesso riferito, al triestino Ettore Fenderl? Carnevale 1876. Il piccolo Ettore non ha sufficiente denaro nelle tasche per acquistare una manciata di confetti (allora in uso); si ingegna ritagliando dei triangolini di carta colorata, che lancia dalla finestra di un palazzo in piazza della Borsa. Nascevano così i coriandoli 🙂

 

Casa Jakic, o meglio “casa delle cipolle”

 

Diciamolo, quanti di voi saranno passati davanti a questo edificio senza prestarci molta attenzione? Mi ci metto anche io! Dall'aspetto prettamente moscovita, questa villa in viale Miramare 229 fu la residenza di un chiacchieratissimo pope russo – Anton Jakic, appunto – nonché, così si narrava – spia al servizio dello Zar. La sua costruzione è datata 1896 e negli anni cambiò più volte destinazione d'uso, da casa di appuntamenti a bisca di fama internazionale. Se vi trovate da queste parti, fermatevi ad ammirarla!

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La casa delle “bisse”, ovvero la casa costruita con l'aceto

 

No, non sto dando i numeri. La targa posta all'interno di questo edificio settecentesco di via San Lazzaro 15 recita proprio così: Aedes anno MDCCLXXI ob aque inopiam aceto absoluta. Realizzata nel 1771 dall'architetto Giovanni Bubolini, la casa delle bisse venne costruita – causa un periodo di siccità - utilizzando l'aceto nelle malte al posto dell'acqua. Incredibile, vero?

Ah già, perché si chiama così? Beh, per scoprirlo basta osservare il gruppo scultoreo sopra al portone d'ingresso; una biscia sta per attaccare un pomo, ma tre aquile, dall'alto, sono pronte ad attaccarla. Inutile dirvi che tale raffigurazione ha un significato ben più profondo; le tre aquile sono Austria, Prussia e Russia, unite nella Santa Alleanza, mentre il serpente è incarnazione di un Napoleone pronto alla conquista del mondo. Il pomo, appunto.

 

Ma le curiosità su questo edificio non si fermano qui. Macché. Se alzate lo sguardo noterete che l'abbaino centrale è decorato da particolarissime tendine in gesso. Fateci caso 🙂 io ammetto che fino a poco tempo fa non conoscevo nulla di questa storia!

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La leggenda della Bora

 

Non posso non raccontarvela, la Bora è una delle meraviglie della città. Non so voi ma io adoro le giornate in cui soffia forte...e allora ecco la sua storia. La leggenda vuole che Eolo, assieme ai suoi figli tra cui la giovanissima Bora, giunse su un altopiano che scendeva verso il mare; Bora si allontanò dal padre per giocare con le nuvole e, incuriosita, entrò in una caverna dove conobbe e si innamorò di Tergesteo, eroe di ritorno dalla Grecia. Ma Eolo, non approvando l'unione tra i due, uccise il giovane spezzando il cuore della sua adorata figlia. Bora che, sconvolta dal dolore, scoppiò in un pianto senza fine; ogni sua lacrima si trasformava in pietra, mentre il sangue di Tergesteo diede vita al sommaco, pianta diffusissima sul Carso. Da quel giorno la giovane non ha mai abbandonato il luogo dove perì il suo amore, sentimento che rivive soffiando per tre, cinque o sette giorni. Se Bora è felice soffia chiara; se il suo soffiare è carico di lacrime, è scura. Occhi a cuoricino, please.

 

La Dama Bianca

 

Chiudo questo articolo, che non voglio assolutamente rendere infinito, raccontandovi ancora una storia. C'è infatti una affascinante leggenda (con diverse varianti) che ruota attorno al Castello di Duino, e che vede protagonista una delicata nobildonna, moglie di un castellano geloso e crudele; l'uomo, per far sì che nessuno potesse ammirare la bellezza della sua compagna quando questi era lontano da casa, era solito rinchiuderla in una torre della fortezza. E un giorno, accecato dalla gelosia, la gettò giù, verso il mare. Si narra che il Cielo, provando profonda tristezza per la donna, la trasformò in roccia bianca prima che potesse toccare il mare. Ancora oggi la Dama vaga per le stanze del castello in cerca di pace.

 

Bene, questa volta ce l'ho messa tutta per non creare un pezzo sterminato. Ma vi confesso che, volendo, potrei raccontarvi ancora parecchie curiosità sulla bella Trieste che tanto mi sta a cuore. E allora, se lo vorrete, tornerò presto a deliziarvi 🙂

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