12 Marzo 2018

Curiosità e leggende su Trieste vol.2

Dalla casa ribaltata dal tram ai tre colpi di clacson in Galleria Naturale

Vi è piaciuto così tanto che una nuova puntata ci stava tutta. Qualche settimana fa vi abbiamo portati a spasso tra curiosità e leggende su Trieste (se vi siete persi l'articolo, eccolo qui https://www.missclaire.it/travel/curiosita-e-leggende-su-trieste/); una “passeggiata” alla scoperta della casa delle Cipolle di viale Miramare, della storia di Ettore Fenderl e di molto altro ancora.

Oggi siamo pronte a proiettare la seconda puntata – eh sì, fa molto fiction – di questa serie 🙂 Siete pronti? Tre, due, uno...via!

 

Tre colpi di clacson in Galleria Naturale

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Meravigliosa, maestosa e suggestiva. Scavata all'interno di una falesia sulla strada costiera triestina, la Galleria Naturale, opera inaugurata nel 1928, non passa certo inosservata; c'è chi tra le sue rocce vi scorge, non vi suonerà nuovo, il profilo di Dante Alighieri e quello di Benito Mussolini.

E quanti di voi nell'attraversarla hanno dato i tre immancabili colpi di clacson? Si tratta di una tradizione tutta triestina 🙂 si dice che porti fortuna ed esistono varie storie legate a questa usanza. Sotto il fascismo si salutava così il fascio littorio scalpellato sulla parete esterna della galleria; c'è persino chi sostiene che suonare il clacson tre volte sia di buon augurio SOLO se chi vi viene incontro risponda allo stesso modo. Credeteci o meno, ma a noi piace farlo anche solo per salutare la città!

Volete sentire altre versioni? Tre colpi di clacson all'andata saranno di buon augurio per il viaggio; ripeterlo al rientro sarà un po' come dire “tornati sani e salvi” 🙂 C'è poi una storia che personalmente ho sentito raccontare a qualche anziano in passato...ve la racconto così come l'hanno narrata a me. La galleria è stata scavata nella roccia a suon di cariche esplosive; se c'è chi vi intravede il profilo del Sommo Poeta o del Duce, all'epoca della sua costruzione gli operai intravidero nella falesia la sagoma di Pinocchio. Ecco, era proprio Pinocchio che salutavano all'entrata e all'uscita.

Di storie legate a questo luogo, la vera e propria porta della città, ce ne sono davvero tante e tutte molto affascinanti. Voi ne conoscete qualcuna?

 

La casa “ribaltada” dal Tram

 

Foto Bruni 11.07.14 Tram Opicina:inaugurazione nuova linea

Foto Bruni

“E anche il tram di Opcina xe nato disgrazià: vignindo zo per Scorcola 'na casa el ga ribaltà. Bona de Dio che iera giorno de lavor, che drento no ghe iera che'l povero frenador”.

Quante volte avrete canticchiato questo motivetto, magari senza prestare troppa attenzione al testo? È venerdì 10 ottobre del 1902 e la Società Anonima delle piccole Ferrovie di Trieste si vede costretta a diramare un comunicato per informare la cittadinanza che nella mattinata «alle 7 e 3 minuti, il vagone motore numero 2 deragliò nella discesa presso la stazione di Scorcola (…) dando di cozzo nell'angolo della casa colà situata e rovinando alcuni alberi di sostegno dei fili aerei. Un operaio addetto alla linea rimase ferito».

Tutto vero, dunque. E quell'edificio, oggi con civico in via di Romagna, è stato recentemente restaurato con interni di design e soluzioni hi-tech, pur mantenendone l'anima rustica.

 

La leggenda del Carso triestino

 

carso autunno

Anche questa volta chiudiamo l'articolo con una bella leggenda. Ci state? Bene! Lo sapete perché il Carso è una sterminata distesa di pietre e rocce calcaree? Si narra che Dio, dopo aver creato il mondo, si accorse che in alcuni luoghi aveva disposto troppe rocce; queste avrebbero impedito agli uomini di coltivare la terra!

Come porre rimedio? Incaricò l'Arcangelo Gabriele di raccogliere tutte le pietre in eccesso e gettarle nel mare Adriatico. Detto, fatto. Questi si accorse però ben presto che le rocce erano davvero molte per essere trasportate tutte in una volta; realizzò così un sacco e iniziò a fare avanti e indietro per completare l'opera.

Sapete cosa accadde? Che Satana, il Diavolo in persona, incuriosito da questo continuo via vai, seguì l'Arcangelo nella speranza di trovare chissà cosa dentro a quel sacco. Lo tagliò di netto con delle forbici e...il danno era fatto 🙂 Tonnellate di pietre caddero a terra coprendo la vegetazione: nasceva così il Carso.

Bene, anche questa volta siamo giunti a destinazione senza tediarvi troppo. Non ci resta che dire...ALLA PROSSIMA!

 

Daniela Mosetti

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